BANDE DI GIOVANISSIMI ALL'EUR E DINTORNI: CRESCE IL PANICO NELLE CHAT DEI GENITORI
- Asia Graziani
- 30 apr
- Tempo di lettura: 2 min
Continua l'allarme delle baby gang all'Eur e dintorni. Il liceo scientifico "Primo Levi" invita i minori a camminare in gruppi. Sale la tensione nelle chat dei genitori

Non ci vuole una lente sociologica per vedere che all’Eur, un quartiere residenziale con tenore medio-alto, a volte si colora di eventi dove a regnare è l’insicurezza. Lo abbiamo raccontato già su EUR INSIDE qualche settimana fa, denunciando un fenomeno che non è più solo rumore di fondo: quello delle baby gang. Ragazzini – molti dei quali con l’innocenza ancora stampata sui volti – si muovono in branco, agiscono con metodo e colpiscono in piena giorno. Il Laghetto, la Basilica dei Santi Pietro e Paolo, i viali alberati che dovrebbero essere rifugio diventano spesso imboscate.
Rubano, aggrediscono, dominano. Il terrore è nelle chat delle mamme, nei circolari delle scuole, negli occhi dei figli. Alcuni istituti, come il “Primo Levi”, hanno lanciato un allarme diretto: “Non fate camminare da soli i vostri ragazzi”. L’istruzione, in queste condizioni, sembra più un fortino sotto assedio.
Quando il branco è legge
Quel che emerge dai racconti – nostri e dei genitori che ogni giorno ci scrivono – è la dinamica precisa, quasi rituale: un pretesto banale (“Hai un accendino?”, “Sai l’ora?”), poi il cerchio che si chiude. Minacce, violenza, furti. Il tutto consumato da minorenni, alcuni appena adolescenti. Ma c’è qualcosa di più grave: non è solo la brutalità degli atti, è la serenità con cui li compiono. Come se appartenessero a un mondo dove l’impunità è la regola e l’empatia, una parola sconosciuta.
Nel quartiere ci si chiede cosa si possa fare. Le forze dell’ordine intervengono, ma spesso non basta. Anche perché, come sottolineato nel nostro articolo, le leggi non permettono veri provvedimenti nei confronti dei minori coinvolti. E allora tutto si ripete.
Adolescence: lo specchio nero su Netflix

Ed è proprio questa spirale senza freni che trova un’eco quasi disturbante nella miniserie Adolescence, in streaming su Netflix. Una storia che non è vera, ma potrebbe esserlo – ed è forse proprio questo il punto. Jamie, un ragazzo di tredici anni, viene accusato di omicidio. La domanda centrale non è “lo ha fatto?”, ma “come ci è arrivato?”.
Attraverso un uso potente del piano sequenza, la serie ci porta dentro una quotidianità familiare apparentemente normale, in cui la fragilità adolescenziale si frantuma nel silenzio degli adulti. Un padre che non guarda il figlio giocare, una madre che scopre troppo tardi chi è davvero il ragazzo che ha cresciuto. L’eco di questo abisso – fatto di manosfera, bullismo digitale e isolamento – risuona anche nei corridoi delle nostre scuole.
L’ipocrisia dell’adulto assente
C’è qualcosa di più doloroso del crimine stesso: il vuoto attorno. In Adolescence, la tragedia non è solo l’atto, ma il vuoto educativo che lo ha preceduto. All’Eur, lo scenario non è poi così diverso: genitori che si accorgono tardi, docenti che lanciano appelli impotenti, istituzioni che parlano di prevenzione mentre la cronaca scrive di aggressioni.
Uscire dal silenzio
Il problema delle baby gang all’Eur, come quello sollevato dalla serie Netflix, non è solo criminale. È culturale. È educativo. È sociale. È un allarme che ci chiama tutti: residenti, educatori, amministratori, genitori. E noi di EUR INSIDE continueremo a raccontarlo, perché ogni testimonianza è un tassello di consapevolezza.
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